Alba al Sassariente
Partenza al buio e arrivo sulla cima con i primi raggi di sole.
di Lorenzo Clementi |
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Il sorgere del sole in autunno è confortante. I suoi raggi infondono un tepore piacevole, diverso dal caldo asfissiante della canicola estiva. Una delle cose che mi piace fare in questa stagione è salire sulla cima di una montagna e assistere all'alba da lassù. È domenica mattina presto, fuori fa ancora notte. Il display luminoso della macchina indica 3 gradi. Salendo lungo i tornanti della stretta strada sopra Gerra Piano, la temperatura aumenta gradualmente e quando posteggio, a mille metri di quota, sono 7.5. Si tratta del fenomeno dell'inversione termica, tipico della stagione fredda.
Mi trovo a un bivio: a sinistra si va ai Monti Motti, mentre a destra la strada prosegue verso i Monti della Gana; su quest'ultimo tratto da alcuni anni grava un divieto di transito, fatte salve alcune eccezioni. Nessuna di esse è applicabile al mio caso e quindi posteggio, indosso la cuffia, accendo la pila frontale e mi avvio lungo il sentiero, nell'oscurità. Attorno a me sento il rumore degli animali selvatici; a giudicare dal trambusto direi che potrebbe trattarsi di cinghiali.
Superate le cascine de I Barèd e A Grossèca si giunge a una radura da dove si apre uno scorcio su Locarno. La città è ancora illuminata e si trova nel limbo tra la notte e il giorno, un lasso di tempo tanto corto ed effimero, quanto affascinante. Il bosco inizia a rischiararsi e poco più avanti, alla cascina di Fopiàna, il cielo si tinge di rosa. Mi fermo ad ammirare il contrasto tra i colori autunnali delle montagne in vicinanza e il bianco delle nevi e dei ghiacciai in lontananza. Sono le vette del Monte Rosa e dei quattromila del Vallese, sui quali nei giorni scorsi è arrivata la prima spolverata di neve.
Un breve tratto di leggera salita e poi il sentiero d'improvviso si impenna in una serie di tornanti stretti e ripidi. Uno scricchiolio che proviene dal basso attira la mia attenzione, mi accorgo così del terreno gelato e del fruscio provocato dai miei passi sui cristalli di ghiaccio. Quando arrivo al muro dei polacchi, i primi raggi del sole illuminano la vetta del Pizzo Vogorno. La frazione di Rienza, più in basso, giace ancora nell'ombra. Un ultimo, breve sforzo e raggiungo i 1768 metri della vetta del Sassariente, con la sua imponente croce. Il sole illumina ormai tutte le vette circostanti, ma la pianura e il lago sono ancora in penombra. Dopo aver indossato la giacca pesante, resto ad osservare da solo e in silenzio lo spettacolo attorno a me. Un'autentica ricarica di energia.