Val Pontirone
Ultimo giorno d'ottobre soleggiato e caldo, ideale per una gita in bicicletta in un angolo discosto del Ticino.
di Lorenzo Clementi |
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La Val Pontirone è uno di quei luoghi poco conosciuti del nostro Cantone. Al pari della Valle d'Arbedo, della Val d'Isone e alcune altre, è servita da una strada asfaltata che la percorre, senza però giungere a un valico che porti sull'altro versante. Le accomuna il fatto di essere a fondo cieco, ciò che contribuisce a limitare il traffico automobilistico: vi sale chi ha una cascina o chi vuole fare un'escursione.
Oggi, ultimo giorno d'ottobre, la meteo è perfetta per una pedalata. Raggiungo Biasca in treno e mi avvio in bicicletta in direzione di Malvaglia, dove imbocco la strada per l'omonima valle. Dopo alcuni tornanti questa si biforca e io prendo a destra per la Val Pontirone, dove non sono mai stato. Il primo tratto è costituito da un piacevole falsopiano che attraversa un bosco di castagni. La pendenza resta moderata fino al villaggio di Pontirone. Improvvisamente sono avvolto dall'inconfondibile odore di capre, al quale si aggiunge quello acre del fumo di legna umida che fatica a prendere fuoco. È il preludio alle cascine che danno il nome all'intera valle. La sagoma imponente del Pizzo Magn, sull'altro lato del fiume, proietta un'ombra greve su questa frazione, privandola del sole nel periodo freddo dell'anno.
L'inclinazione della strada aumenta, i castagni lasciano spazio alle betulle e dopo la frazione di Sciresa inizia la serie di otto tornanti che porta in alto, al sole. Lì, a quota 1350 metri, assieme alle prime conifere, si trova la frazione di Fontana, dove decido di fermarmi. La strada prosegue: dopo una discesa che porta a Biborgh, tratti asfaltati e sterrati si alternano fino ai 2000 metri dell'Alpe di Cava. Una bella meta per un prossimo giro in mountain-bike.
Mi godo il caldo anomalo di questa giornata tersa e soleggiata ripensando alle poche persone che ho incrociato, tutte indaffarate nei preparativi in vista dell'inverno. Un anziano e il proprio cane, intenti a recuperare le capre ancora al pascolo sui versanti solatii: ne sento le campanelle, ma non ne scorgo nemmeno una. A Fontana, un paio di villeggianti sono indaffarati nel tagliare e impilare legna, mentre a Chievrèi un giovane armeggia con il motore di una motoslitta. Anche se le temperature odierne sembrano suggerire il contrario, l'inverno è alle porte e mi auguro sia ricco di neve: se così sarà, lascerò volentieri la bici a riposo fino alla prossima primavera.