Diga del Naret, 2311 m
In fuga dalle torride temperature di luglio, risalgo la Valle Maggia fino ai laghetti del Naret. Resoconto di un piccolo viaggio in bicicletta.
di Lorenzo Clementi |
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Un piccolo viaggio. È la sensazione che mi ha lasciato la gita in bicicletta ai laghetti del Naret, un'uscita di alcune settimane fa, quando un torrido venerdì di luglio parto dalla riva del Lago Maggiore in direzione della Valle Maggia. Nella bassa valle percorro la pista ciclabile che segue il tracciato del trenino Locarno - Bignasco, dismesso nel 1965.
Proprio a Bignasco mi fermo per la colazione in un bar lungo la strada. Mentre sorseggio un caffè, noto un ciclista dall'aspetto inusuale: petto nudo, una vecchia bici da corsa (in ferro?) e shorts da nuoto color arancione, smunti, ai quali è affrancata una t-shirt bianca.
Finita anche la seconda brioche, risalgo in sella e mi dirigo verso Peccia. Oltrepassato il villaggio, famoso per la lavorazione della pietra, la strada si impenna. Giunto a Mogno, sono piuttosto soddisfatto per aver superato la salita senza arrancare troppo. Il morale è alto e proseguo fino alla diga del Sambuco, dove inizio ad avvertire i primi segni di affaticamento. Dopo essermi rifocillato, riprendo a pedalare lungo il lago. I primi chilometri pianeggianti sono un piacere, al contrario di quando li percorsi la prima volta nel 2012 in occasione Trail Ticino. In fondo al lago, la salita cambia pendenza e si fa dura. Molto dura. L'ultimo tratto è sofferenza pura, lo affronto con tante pause e molti pensieri per la testa. Poco prima del Lago di Sassolo, una bicicletta mi sfreccia accanto, evitando per un pelo i miei zig-zag in mezzo alla strada. Ho a malapena la forza per alzare lo sguardo e riconosco il ciclista che avevo incrociato qualche ora prima a Bignasco, questa volta con indosso la t-shirt bianca.
In qualche modo la testa ha la meglio sulle gambe e a fatica raggiungo la diga del Naret. Mi siedo e per qualche minuto non faccio altro che osservare le montagne attorno, ricordando alcune gite in questa regione (in inverno o in estate). Per prepararmi alla discesa mi devo concentrare, perché sono stanco e anche le cose semplici richiedono uno sforzo. Maglietta asciutta, spuntino, una foto e sono pronto. Solo ripercorrendo la strada a ritroso riesco ad apprezzare pienamente questo piccolo viaggio che dalle rive del lago mi ha portato fino ai 2300 metri di quota. Lo stesso dislivello che percorre l'acqua in senso inverso, permettendo così alle centrali idroelettriche di produrre preziosa energia rinnovabile.