Quel ramo del lago di Como
Due giorni e mezzo in bicicletta tra Lugano, Lecco e Como.
di Lorenzo Clementi |
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Nella mia pur breve esperienza cicloturistica, la meteo è sempre stata dalla mia parte. Così, malgrado le previsioni annunciassero tempo perturbato, lo scorso week-end avevo in programma un giro dalle parti di Lecco, speculando un po' sull'incertezza del bollettino meteo, che lasciava la speranza di qualche schiarita, e un po' sul persistere della fortuna.
Venerdì un breve prologo con partenza da Gordola e arrivo a Cagiallo, a casa dei miei genitori, dove dormo. Una trentina di chilometri scarsi, tutti sotto la pioggia battente che, se non altro, mi permette di testare la tenuta stagna delle borse.
Sabato mattina parto all'asciutto ma a Lugano iniziano le prime gocce; il tempo di arrivare a Gandria e pioviggina insistentemente. Poco dopo la frontiera mi fermo in un piccolo bar dove ci sono due file d'attesa: quella per caffè e brioche e quella per la macchinetta delle scommesse. Mi accodo alla prima e, dopo essermi rifocillato, riprendo la strada per Menaggio, da dove mi imbarco sul traghetto per Varenna. Giunto a destinazione, ho l'impressione di aver attraversato l'Atlantico e di trovarmi negli Stati Uniti, tanti sono i turisti provenienti da quel paese. Passeggio per le pittoresche viuzze senza fermarmi e riprendo la strada verso sud.
Poco più avanti, incontro due ragazzi in bicicletta intenti a studiare la cartina geografica. Scambio alcune parole e vengo a sapere che sono partiti il giorno precedente da Konstanz, in Germania. Dopo una notte a Colico, hanno ripreso la strada in direzione di Milano, dove la sera stessa si recheranno a San Siro per vedere la partita del Milan. Proseguiamo assieme fino a Lecco, dove mi fermo a pranzo, mentre loro tirano dritto in direzione della metropoli lombarda.
Il pomeriggio seguo un itinerario piuttosto intricato tra i laghi di Garlate, Annone, Pusiano e Segrino sotto una pioggia vieppiù intensa. Giunto ad Asso, svolto a destra per Valbrona, grazioso villaggio in cui trovo una stanza per la notte. La mattina mi sveglio sotto un cielo grigio di nuvole basse, la buona notizia è che non piove. Faccio colazione e mi preparo per partire: nel preciso momento in cui varco la soglia dell'hotel, cadono le prime gocce. Fortunatamente si tratta di una pioggia leggera e di breve durata, sufficiente per bagnarmi, ma sarà l'unica mezz'ora d'acqua in una giornata finalmente asciutta.
Salgo alla Colma di Sormano (1121 m) per il giro largo, evitando dunque il famoso e famigerato muro. Il numero di ciclisti sulla strada è notevole e aumenta sempre più con il passare del tempo. La discesa su Nesso è un susseguirsi di cenni della mano e del capo per salutare la miriade di atleti e atlete di ogni età che si inerpicano lungo la strada. Attraversando i villaggi, inspiro l'odore intenso d'incenso che esce dalle chiese dove è terminata la messa della domenica.
Una volta in riva al lago, riprendo a pedalare verso nord fino a Bellagio. Di nuovo, una marea di turisti da ogni dove. Non mi fermo che pochi minuti e salgo direttamente sul battello per Cadenabbia. Seguo la litoranea in direzione di Como fino ad Argegno e riprendo a salire, inoltrandomi nella Valle d'Intelvi. Giungo a San Fedele che sono le 13 passate e adocchio un ristorante nella piazza del villaggio. Un po' per la gran fame e un po' per l'imbarazzo di trovarmi sudato e in tenuta sportiva nella gremita saletta interna dell'osteria, spazzo una lauta porzione di polenta e funghi in men che non si dica.
Secondo il radar meteorologico non resta più molto tempo prima che i rovesci riprendano, decido dunque di concludere la mia gita a Lugano, che raggiungo dopo essere salito a Lanzo e sceso in Svizzera passando per Arogno, Rovio e Melano.