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#cycling

Monti di Gerra Gambarogno

«Tra poco parto. Sì, tra poco parto.» Trascorro il sabato occupandomi di varie faccende e ripromettendomi di uscire in bici di lì a poco. Alle 17 sono ancora a casa. Il tempo è variabile, esito, ma gli impegni, veri o presunti, sono esauriti e con essi i pretesti per rimandare la partenza. Finalmente esco e sotto un cielo plumbeo mi dirigo verso il Gambarogno. I rovesci si intercalano a intervalli asciutti, ma tutto sommato la temperatura è piacevole e la pioggia non dà fastidio. A Gerra Gambarogno lascio la strada litoranea per salire verso i Monti di Gerra: sono stato alcune volte ai Monti di Vairano, poco distanti, ma mai a quelli di Gerra, che mi sembrano un buon obiettivo per questa sera. La salita, piuttosto breve, porta dai 212 m sul bordo del lago fino al punto in cui la strada asfaltata si trasforma in un sentiero escursionistico, a quota 908 m.

Glicine

A San Nazzaro mi fermo al bordo della strada per togliere la giacca impermeabile e ne approfitto per una pausa sotto un glicine in fiore.

Giunto in cima alla salita scendo dalla bici, bevo un sorso d'acqua e mi infilo la giacca. Ad alcune decine di metri da me, un pastore maremmano osserva tranquillamente i miei movimenti. Afferro la bici con l'intento di salire in sella. Il cane, a guardia di un gregge di pecore, mi si avventa addosso, ringhiando e abbaiando. Scendo piano dalla bici, senza movimenti bruschi, e mi avvio lentamente lungo la strada in discesa. Il cane mi segue a pochi centimetri di distanza, abbaiando ferocemente. Proseguiamo così per trecento metri buoni, io davanti e lui dietro, fino a quando il mio compagno di viaggio ritiene che la distanza tra noi e il suo gregge è sufficiente per garantirne la sicurezza. Ritorna allora dalle pecore, non senza essersi girato un paio di volte per verificare che io non ci abbia ripensato.

Salgo in sella e riprendo la discesa. Alcuni tornanti più in basso mi imbatto in una cerva, ferma in mezzo alla strada. La ammiro per diversi secondi, prima che si allontani nel bosco. Riprendo a pedalare e i pensieri si concentrano attorno ai due incontri appena avuti e a un elemento che li collega, ovvero il ritorno del lupo nelle Alpi. Una sfida per chi si occupa di capre e pecore, da qui l'uso di cani per la protezione delle greggi, una tra le misure attuate per limitare le predazioni. Allo stesso tempo, il ritorno dei grandi predatori ha anche dei risvolti positivi. La loro presenza migliora ad esempio l'equilibrio ecologico, regolando le popolazioni di ungulati e riducendo considerevolmente i danni alle colture.

Dopo un nuovo scroscio di pioggia appaiono gli ultimi raggi del sole, ormai basso e pronto a scomparire dietro le montagne. Mi guardo in giro, dovrebbe esserci l'arcobaleno ma non lo vedo. I ragionamenti riguardo lupi, cani e animali del bosco restano sospesi a metà, variabili e inconcludenti, come la meteo di questa giornata primaverile.

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Nuvole sul Camoghè. Pizzo Vogorno. Monti di Gerra Gambarogno. Gridone. Pastore maremmano. Cimetta, Trosa e Madone. Autoscatto. Case sul bordo del lago in Gambarogno. Vairano.

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