Cima dell'Uomo, 2390 m
Resoconto di una salita di fine agosto alla Cima dell'Uomo, incluso incontro con il miglior amico dell'uomo... e delle pecore.
di Lorenzo Clementi |
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Una bella giornata a metà settimana, verso la fine agosto, mi incammino assieme agli amici Simona e Fabio in direzione dei Monti della Gana, sopra Agarone. La meta non è ben definita: «Andiamo a vedere, magari al Sassariente, forse verso la Capanna Borgna...». Il forte vento da nord annunciato il giorno prima non è arrivato e anzi, in mancanza del vento, il cielo è a tratti velato e la temperatura ideale per camminare, così proseguiamo senza intoppi fino alla Capanna Borgna, dove facciamo una pausa. Più sotto, si scorgono le cascine e la chiesa di Rienza, un luogo che mi aveva alquanto affascinato in occasione della mia prima visita da quelle parti.
Un'occhiata alla nuovissima applicazione swisstopo e decidiamo di proseguire in direzione della Cima dell'Uomo seguendo un sentiero che, poco prima della vetta, si insinua in un canalino tra le rocce, per superare il quale è necessario fare uso delle mani.
Seduti sulla cima scrutiamo l'orizzonte e ci interroghiamo sul suo nome: sarà da intendere come "essere umano" (Mensch, in tedesco) oppure più semplicemente come "persona di sesso maschile"? Lasciata la vetta scendiamo la magnifica valletta dell'Alpe Ruscada quando, all'altezza del Corte di Mezzo, le nostre riflessioni sul senso delle cose vengono bruscamente interrotte da due pastori maremmani, i quali ci fanno capire inequivocabilmente che le loro pecore non devono essere disturbate. Il messaggio passa forte e chiaro, ci avviamo cauti verso il ponticello che attraversa il torrente della Valle di Cugnasco, per poi proseguire a passi lunghi e ben distesi verso i Monti della Gana.
Rientrato a casa consulto la guida del Brenna per cercare qualche ragguaglio riguardo il nome della vetta: «[...] È una vetta ambita e, grazie alla vicina Capanna Albagno, discretamente frequentata: ben così le si addice il toponimo che porta, quasi a voler suggellare l'amicizia tra le genti montane.»