Dal Lago Maggiore al mare, in bici e treno
Tre giorni in bici e in treno per raggiungere il mare partendo da casa, attraverso il Piemonte e l'Appennino ligure.
di Lorenzo Clementi |
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L'anno scorso ero partito in bici da casa con l'intento di raggiungere il mare. Scegliendo il percorso più breve, avevo pedalato verso sud attraverso la Pianura Padana in direzione di Genova. Alcuni giorni fa ho voluto ripetere l'esperienza, scegliendo un percorso meno diretto e coprendo un pezzo del tragitto in treno. Come lo scorso anno, parto all'alba da Gordola, costeggio il Lago Maggiore, stavolta lungo la sponda piemontese, fino ad Arona. È un giorno infrasettimanale, c'è un po' di traffico in senso inverso, ma non dà fastidio. Ad Arona lascio la strada che costeggia il lago e inizio un piacevole saliscendi, mai troppo ripido, fino al ponte sul fiume Sesia. Da qui in poi, il paesaggio si fa pianeggiante e io proseguo in direzione di Torino attraversando Santhià, Chivasso e Settimo Torinese. Le Alpi e le cime innevate della Val Sesia mi accompagnano lungo la strada, una presenza discreta sulla mia destra, che facilita l'orientamento in mezzo alle risaie. Giungo alla stazione di Porta Nuova a metà pomeriggio, dopo poco più di 200 km in sella. Caricata la bicicletta nell'apposito scompartimento, proseguo comodamente in treno fino a Mondovì.
Mondovì
Dopo aver preso una stanza e fatto una doccia, mi ritrovo davanti allo specchio con i capelli arruffati e disordinati. Approfitto della serata libera per andare dal barbiere a darmi una sistemata, prima di fare due passi in città. Anche qui si scorgono delle montagne in lontananza: sono quelle dell'Appennino ligure, che ho intenzione di attraversare domani. Dopo una notte confortevole mi metto in sella e risalgo la Valle della Ceva fino all'omonimo borgo. Qui lascio la strada principale e mi dirigo verso Garessio.
Mondovì: le montagne sullo sfondo sono i primi rilievi dell'Appennino ligure, sulle cui cime più alte, in inverno, è (o era?) possibile sciare.
San Bernardo di Garessio
All'entrata del paese, un cartellone pubblicizza gli impianti sciistici di Garessio 2000 e, tra me e me, mi chiedo se questo resort è ancora in funzione, considerando che a quelle quote persino le stazioni sciistiche alpine restano ormai spesso senza neve. Dopo una pausa caffè, intraprendo la salita verso il colle di San Bernardo: la strada è ripida per un breve tratto iniziale, poi la pendenza diminuisce e gli alberi ai bordi offrono una piacevole ombra. Ai 968 metri del colle si trovano un vecchio edificio diroccato, una pala eolica e, soprattutto, un food truck da cui mi rifornisco abbondantemente. Banana, focaccia, pasta frolla, aranciata amara e caffè. Seduto all'ombra di un ombrellone, chiacchiero con alcuni ciclisti locali e con il proprietario del food truck, esperti conoscitori dei dintorni, che pare essere un paradiso per gli amanti dei percorsi gravel. La discesa nella Valle della Neva è lunga e rilassante. Man mano che ci si abbassa l'aria si scalda e la vegetazione cambia, compaiono gli ulivi e si sente odore di mare.
Il percorso in bicicletta: i colori corrispondono alla tratta percorsa ognuno dei tre giorni (clicca per ingrandire).
Finale Ligure
Il mare lo scorgo poco più avanti, ad Albenga, ma ho ancora un po' di energia per continuare a pedalare. Seguo così la via Aurelia, pianeggiante, in direzione di Finale Ligure, dove trovo un bed&breakfast molto accogliente per la notte. Messa al sicuro la bici nell'apposito locale, scendo in spiaggia per un bagno al mare e poi passeggio senza meta per le viuzze del paese, affollato di turisti. Dopo un lauto aperitivo e una cena frugale, mi ritiro per la notte. La mattina successiva riprendo la via Aurelia in direzione di Genova: come già a Torino, la periferia della città è il tratto che richiede più cautela sia per il traffico, sia per la ricerca della strada giusta. Poco prima di mezzogiorno sono al porto vecchio, dove acquisto una focaccia alle olive e assaporo un ultimo caffè vista mare, prima di risalire in treno in direzione del Ticino.
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