Al mare in bicicletta
Resoconto di due giorni in sella: da casa attraverso la Pianura Padana e le colline dell'Appennino fino a Genova.
di Lorenzo Clementi |
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Raggiungere il mare in bicicletta, partendo da casa: l'idea mi balenava in testa da un po', ma verso metà luglio un post su Facebook fa scattare la scintilla. Un amico di un amico pubblica alcune foto e il tragitto che ha percorso, da Lugano a Pietra Ligure, in una sola tappa. Ne resto affascinato.
Che si potesse fare, in realtà, è ovvio. La domanda che mi pongo è piuttosto, io sarei in grado di farlo? L'unico modo per saperlo è tentare. Decido dunque di partire, un sabato mattina di fine luglio, in direzione sud. Costeggio il Lago Maggiore ancora al fresco, bagnato di tanto in tanto da qualche goccia di pioggia. A Sesto Calende supero il ponte sul fiume Ticino, un ultimo saliscendi e mi ritrovo immerso nella Pianura Padana. Le nuvole se ne sono andate e il sole inizia a scaldare, ma il dislivello è nullo e avanzo a buon ritmo, su strade secondarie. Costeggio la base aerea di Cameri e proseguo sempre verso sud.
A Vigevano, dopo aver attraversato il mercato spingendo la bici, mi fermo per il pranzo. Non ho un obiettivo preciso per la giornata: arrivo fin dove riesco. Continuo così a pedalare nel torrido pomeriggio fino a raggiungere il centro di Voghera, poco dopo aver superato la riserva naturale attorno al Po. Imbocco la SS461, che punta dritta verso i primi rilievi dell'Appennino: non appena la strada inizia a salire, anche se leggermente, capisco che ho esaurito l'energia. È il momento di fermarmi, decido dunque di trascorrere la notte all'Hotel Clementi di Salice Terme.
Domenica
Studiando la cartina geografica, mi rendo conto di aver coperto una notevole distanza: il tratto che mi manca per arrivare a Genova, il giorno successivo, è più breve. La domenica mattina indulgo in una lauta colazione e parto piuttosto tardi, attorno alle 8. Il sole è già alto e in breve mi rendo conto che non sarà una giornata semplicissima. Il tragitto è sì più corto del precedente, ma anche più impegnativo sia in termini di salite, sia per quanto riguarda la ricerca dell'itinerario. Lentamente e con numerose pause, attraverso il paesaggio rustico e autentico delle valli che compongono il Parco Regionale dell'Antola. Le strade secondarie, non sempre in ottimo stato, sono praticamente deserte.
Lungo il tragitto mi imbatto in due monumenti che rievocano il periodo del secondo conflitto mondiale: quello in ricordo dei caduti nella strage nazifascista di Godiasco e quello che commemora la Battaglia di Pertuso a Cantalupo Ligure.
A pomeriggio inoltrato, dopo l'ultima salita al Monte Bastia e un numero imprecisato di Chinotto, scorgo il mare. Una ripida discesa porta a Genova, precisamente al rione San Gottardo. Mi dirigo verso Boccadasse, dove prendo una stanza per la notte. Passo la serata in spiaggia, tra la gente, faccio un bagno in mare e resto ad osservare i bambini che giocano sulla battigia. Ceno a pochi passi dall'hotel, assaporando tanto il cibo quanto i colori del tramonto.
Il giorno successivo monto in sella subito dopo colazione e attraverso la città con i suoi tunnel, in direzione della stazione di Piazza Principe. È un percorso piuttosto avventuroso, nel traffico cittadino del mattino. Vado al massimo per paura di perdere il treno. Arrivo in tempo e il viaggio di ritorno è puntuale e rilassante. Poco dopo mezzogiorno sono sull'amaca di casa, felice di aver coronato un piccolo sogno.