Pizzo dei Torói, 2525 m, cresta NE
Lungo il filo di cresta tra due stagioni: autunno sul versante sud-est, pieno inverno su quello a nord-ovest.
di Lorenzo Clementi |
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Dopo la salita alla Cima del Muro, qualche giorno fa, punto nuovamente ad una cima minore: il Pizzo dei Torói non è infatti molto prominente e viene salito di rado, in quanto più basso dei vicini Pizzo Campello e Pizzo d'Era. In occasione della gita con gli sci su quest'ultima cima, ero rimasto affascinato dalla breve ma estetica cresta sud del Pizzo dei Torói, oggi mi pongo dunque come obiettivo di tentare la traversata, salendo per la cresta NE e scendendo per quella S.
A Pian Segn la temperatura è vicina allo zero e il terreno ben gelato, mi dico che questo è di buon auspicio per le condizioni più in alto. In effetti, dopo la classica ravanata per superare un ripido pezzo di bosco in faccia a Frodalera, trovo le prime strisce di neve, dura e portante; seguendole, mi dirigo verso la bocchetta a sud della quota 2317 m.
Pochi metri sotto la bocchetta, mi raggiungono contemporaneamente i primi raggi del sole e un forte odore di becco: alzo lo sguardo e noto un gregge di capre che sta pascolando tranquillamente sui ripidi pendii di erba secca. Le raggiungo e poi faccio una pausa, per calzare i ramponi e impugnare la piccozza, la cresta inizia con un pendio piuttosto ripido di neve dura. Le condizioni sono eccellenti e salgo senza fatica; dopo aver superato un paio di roccette il crinale spiana e si allarga. Faccio una pausa per bere qualcosa e godermi il panorama, poi riprendo la salita: ancora un po' di neve ripida e qualche breve passaggio su roccia mi permettono di raggiungere la quota 2450 m circa.
Da qui in avanti la cresta si fa più affilata e presenta un forte contrasto: sul lato sud-est è priva di neve, mentre a nord-ovest è completamente innevata. Mi avvio con prudenza, picca e ramponi mi aiutano sia quando mi muovo sulla neve, sia quando mi ritrovo dalla parte dell'erba. La roccia è in generale solida e proseguo così fino all'ultimo tratto, di nuovo più ripido ma breve, pochi metri tra neve e roccia un po' esposti, preferisco non guardare in giù. In vetta aggiungo qualche pietra al minuto ometto di sasso e mi godo la vista verso il Lucomagno: come nel caso della Cima di Muro, malgrado siano attorniate da vette più imponenti, queste piccole cime offrono prospettive inusuali e interessanti.