Gerenpass, 2671 m
Salita al Gerenpass nel giorno dei morti: un po' di testardaggine e una buona dose di fortuna risultano in un grandioso spettacolo di vette innevate, nuvole, ghiaccio.
di Lorenzo Clementi |
Commenti |
Immagini |
Tempo di lettura: 3 - 4 min
Chiuso. Ma com'è possibile? Ho appena sentito le informazioni sulla viabilità alla radio e non hanno segnalato niente. Ma tant'è, barriera chiusa e cartello sono inequivocabili: la strada del passo della Novena è chiusa da All'Acqua. Speravo di poter guadagnare ancora un po' di dislivello in auto, nella speranza di avvicinarmi al limite superiore delle nuvole, ma devo cambiare i miei piani. Mi incammino in direzione della Capanna Piansecco in una nebbia così fitta che bagna tutto come se fosse pioggia.
La capanna è tutto un cantiere, sono in corso i lavori di rinnovo e ampliamento, ne approfitto così per dare un'occhiata all'interno. Gli spazi che si intuiscono sembrano molto belli e confortevoli, caratterizzati dall'uso del legno e da ampie finestre. I lavori sono però ben lungi dall'essere finiti, nemmeno l'isolazione esterna e il tetto sono completi. Riusciranno a concludere le parti principali del cantiere prima dell'arrivo della neve?
Con questo pensiero, dopo una frugale colazione, mi incammino sul sentiero che porta verso nord e che dopo la capanna si fa più ripido. Malgrado la nebbia, riconosco le forme del pendio, i dossi e le vallette che in inverno coincidono spesso con le ultime, piacevoli curve con gli sci prima di raggiungere la capanna e l'ultimo tratto di discesa verso il fondovalle.
Oltre i 2300 m mi imbatto nelle rovine del ricovero, suppongo di origine militare, di cui rimangono in piedi solo tre muri in sasso. La visibilità è sempre scarsa, una decina di metri circa, e mi fermo a riflettere sul da farsi. Ho ancora un po' di tempo e decido dunque di proseguire.
Non trovando più il sentiero che stavo percorrendo, mi oriento grazie al bordo delle lingue di neve che scendono dal Poncione di Cassina Baggio. Ad un tratto, alla mia sinistra appare una sagoma familiare: è senza dubbio quella della Fiamma che dà il nome all'omonimo canalone. La nebbia crea un effetto mistico stile Silent Hill; sarà forse questo a far riaffiorare i ricordi di alcune salite di quel canalone, in particolare una in estate, ai tempi del liceo, assieme a due amici di scorribande, oppure quella del Tris Rotondo nel 2006... che fatica, quella volta! Qualche altro passo e le nubi si diradano, sono fuori dalla nebbia! Il paesaggio che mi si presenta è idilliaco, o per lo meno questa è la sensazione che provo, dopo tanta nebbia.
Proseguo fino al Gerenpass (2671 m), dove il laghetto formatosi a causa dello scioglimento del ghiacciaio è coperto da un sottile strato di ghiaccio. Sullo sfondo, le imponenti sagome del Finsteraarhorn, del Lauteraarhorn e dello Schreckhorn appaiono e scompaiono tra le nuvole. Mi godo lo spettacolo per un bel po', fin che il vento freddo non mi induce a prepararmi per la discesa che, grazie al sentiero, in breve mi riporta ad All'Acqua dove mi rendo conto che ora la strada del passo è aperta. Poco importa, felice dello spettacolo di cui ho goduto al Gerenpass, osservo con il sorriso stampato sulle labbra l'auto che mi passa di fronte e che si perde nella nebbia in direzione del Vallese.