Passo dei Due Laghi e Alpe Spluga
Camminata autunnale in Valle di Giumaglio, a spasso nel tempo.
di Lorenzo Clementi |
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Man mano il sole si alza nel cielo, l'ombra sul versante opposto scivola gradualmente verso il fondovalle. Seduto sulla panchina accanto alla grande croce, osservo in silenzio i primi raggi che illuminano il fiume Maggia. La salita da Giumaglio ad Arnau è ripida e ti lascia con il fiato corto. Percorrendone gli scalini in salita, penso alle fatiche di chi quei sentieri li ha costruiti, impilando sassi e scavando la roccia.
Riparto imboccando il sentiero basso, pianeggiante, che si addentra nella Valle di Giumaglio fino a raggiungere il riale. Una volta attraversatolo, la salita si fa di nuovo più ripida e in breve si arriva al Cortone (1594 m). Sorprendo due camosci intenti a brucare: non appena si accorgono della mia presenza, se la danno a gambe levate... settembre, è pur sempre il mese della caccia.
Riempio la borraccia d'acqua e riprendo il sentiero verso l'Alpe di Sopra (ormai in rovina) e la magnifica conca del Passo dei Due Laghi. Giunto alla bocchetta, 2069 m sulla CN, mi siedo ad assaporare questo primo scorcio d'autunno. La temperatura è perfetta, il vento assente e l'atmosfera tersa.
Riscendo dal versante nord-ovest, il medesimo da cui sono salito. Seguendo il sentiero bianco-blu, quello della Via Alta della Valle Maggia, vado al Rifugio Alpe Spluga. Si tratta di un nucleo di una decina di cascine, perfettamente ristrutturato. L'edificio principale fa da refettorio, mentre negli altri trovano spazio dormitori di diverse dimensioni e un piccolo museo che espone oggetti usati in passato per produrre il formaggio.
Durante la lunga discesa verso Giumaglio, penso ai nomi in cui mi sono imbattuto oggi. Persone che hanno inciso il legno e la pietra, a volte in un elegante corsivo, altre volte in stampatello e con grafia più incerta. I loro nomi donano a questi luoghi un ché di intimo e personale. Di nuovo, mi ritrovo a immaginare la vita quassù a quei tempi e provo ad associare dei volti ai nomi che ho letto. Donne, uomini e anche bambini, come quel Giuseppino Adami morto all'età di 12 anni, a cui è dedicata una targa sul sentiero per Arnau.
Intanto sono giunto al nucleo di cascine di Piaröi: l'associazione Per Giümai si sta adoperando per raccogliere fondi che ne permettano il recupero. Salvaguardare queste testimonianze è un nostro dovere morale, non fosse altro che per rispetto di chi, in passato, ha sofferto e sudato per riuscire a sopravvivere su queste montagne.