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#viaggi

Viaggio a Mosca

Mosca ha - almeno per me - un suono particolare, quasi esotico. È una città di cui ho sentito molte volte parlare alla televisione o sui giornali, il teatro di avvenimenti studiati a scuola. Vi ho appena trascorso cinque giorni e sono ritornato a casa positivamente stupito. Sono infatti partito con l'inconscio pregiudizio del turista europeo, aspettandomi di incontrare una città pericolosa, sporca e povera... un residuato sovietico, insomma, uno di quei luoghi che tanto mi affascinano, un po' dimenticati e dall'aria decadente. Niente di tutto ciò: i luoghi più importanti della città, dove si concentra il turismo, non hanno nulla da invidiare alle altre capitali europee: sono perfettamente puliti, ospitali e offrono spazi meravigliosi (il Cremlino, la Piazza Rossa e la Cattedrale di San Basilio solo per citare i più famosi). Certo, le zone meno frequentate non raggiungono questi standard, ma ho avuto l'impressione che anche nelle modeste aree residenziali, la città riesca a mantenere una propria dignità. I palazzoni della periferia, infondo, anche se forse un po' più malandati, non mi sembravano tanto diversi da quelli dei sobborghi di Parigi o di Milano, eccezion fatta per le dimensioni. Già, le dimensioni sono una delle cose che mi ha più impressionato a Mosca. Tutto è gigantesco e, più che alla Piazza Rossa, mi riferisco ai palazzi. Sia quelli residenziali, sia - soprattutto - quelli ereditati dall'ex Unione sovietica e dove la gente vive, che sono immensi. Tanto per fare un esempio, l'hotel dove abbiamo alloggiato, l'Ukraina, è uno dei sette grattacieli voluti da Stalin e conta più di 20 piani d'altezza. Sulla cima ha un punto di vista dal quale si può ammirare la città dall'alto e all'interno si trovano numerosi ristoranti e vari altri servizi.

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L'hotel Ukraina, a Mosca.


Ma una città, oltre che da palazzi, strade e metropolitana (estremamente efficace quella di Mosca), è fatta sporattutto dalla gente. A poche centiana di metri dalla Piazza Rossa, i giovani ricchi di Mosca fanno shopping in boutique alla moda i cui prezzi sono proibitivi anche per noi svizzeri. Poi, nel week-end, passeggiano tra i turisti davanti al mausoleo di Lenin, con in mano sacchetti di cibo targati Mac Donald. Non tutti però se la passano così bene e, sebbene mi sia capitato poche volte di vedere persone chiedere l'elemosina, la gente comune non può permettersi di fare acquisti nelle boutique occidentali. La "middle class" moscovita suppongo sia più simile alla moltitudine di persone che affolla la metropolitana nei giorni lavorativi o che passeggia nelle zone verdi e lungo Moscova in questi giorni caldi (fino a 26 °C).
Al mercato Izmailovsky i turisti russi, quelli stranieri e persone del luogo si mischiano, passeggiando tra le bancarelle che offrono spille dell'URSS, matrioschke e, con nostra sorpresa, anche vecchie divise militari svizzere.

Poi ci sono gli anziani, come la signora che, vedendoci in difficoltà nel cercare l'imbarcadero all'uscita di una delle stazioni della metropolitana, ci ha accompagnato a destinazione, cammidando con noi per qualche chilometro con in mano la borsa della spesa. Durante tutto il tragitto la signora non ha smesso un attimo di parlare con fare amichevole, purtroppo però il senso del suo discorso ci è rimasto oscuro. Arrivati al fiume, ci siamo scambiati qualche frase di ringraziamento trovata nell'appendice della guida turistica, poi la signora si è congedata da noi, ha fermamente rifiutato la mancia che volevamo lasciarle e ha ripreso la strada di casa.
Ad onor del vero non tutti gli incontri sono stati così piacevoli, in particolare ci siamo un po' spaventati quando un ragazzo dal viso poco rassicurante e ubriaco fradicio ci ha rincorso fin dentro l'hotel dove alloggiavamo.

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Vista di Mosca dall'alto dell'ultimo piano dell'hotel Ukraina.


In definitiva, il viaggio a Mosca è stato interessantissimo, forse anche perché, sebbene il comunismo sia ormai caduto da quasi vent'anni, la città si sta ancora trasformando e non tutto è cancellato. Le raffigurazioni di Lenin e di altri "padri del popolo" sono numerosissime in tutti gli angoli della città. Così come i funzionari in divisa - poliziotti, militari e chissà che altri - che non sempre infondono sicurezza. Lo spavento più grosso, infatti, più che il ragazzo ubriaco ce l'ha procurato un tutore della legge che, fischiando e sbraitando, ci ha allontanati metre stavamo fotografando una bandiera russa appesa fuori da un palazzo. Anche la burocrazia, ad esempio quella alla dogana dell'aeroporto per entrare in Russia, ha ancora un ché di sovietico.

I cinque giorni a Mosca sono stati molto intensi, ma con il mio resoconto mi fermo qui e, per il resto, lascio parlare le immagini.

PS. Grazie a Cinzia, Pamela, Maira e Andrea per la compagnia!

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